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Fiumi di parole .. Tutto è iniziato con la passerella d’esordio di Maria Grazia Chiuri da Christian Dior. Lo scorso settembre il nuovo direttore creativo della maison francese aveva proposto una t-shirt immacolata caratterizzate dallo slogan ‘We should all be feminists’. Sei mesi dopo i messaggi si sono moltiplicati a dismisura e, complice l’elezione di Donald Trump, le collezioni per l’autunno/inverno 2017-18 sono state investite da un inedito valore politico. ‘The future il female’, ‘Revolution has no borders’, ‘I am an immigrant’, ‘Neverteless she persisted’, lo stilista di origini nepalesi Prabal Gurung utilizza i propri capi come manifesti per comunicare tutta la sua disapprovazione nei confronti delle recenti decisioni prese dall’amministrazione americana in termini di diritti civili.Sulla stessa scia anche, tra gli altri, Creatures of comfort, Christian Siriano e Public School. Durante la Milano fashion week gli slogan acquistano significati diversi, Versace punta sull’emancipazione femminile sintetizzando i concetti in singoli termini presenti su abiti, accessori e calzature: courage, loyalty, love, equality, unified. Moschino, Jeremy Scott e Grinko virano verso l’ironia mentre sui capi di Stella Jean si legge ‘One. No one. 100.000 km’, sigla che simboleggia il solo e unico territorio di nascita di ciascun individuo, l’impossibilità di misurare l’interiorità personale e i kilometri che si potrebbero impiegare per avvicinarsi a culture e popoli lontani.Le sfilate milanesi coincidono, come di consueto, con la consegna dei premi Oscar; gli abiti da sera presentati da molti brand sembrano pensati appositamente per il red carpet e, complici le tonalità metal, addirittura ispirati alla preziosa statuetta dorata. L’iperdecorativismo di Gucci, la femminilità di Elisabetta Franchi, il romanticismo quarantennale di Blumarine, l’eleganza di Bottega Veneta trovano il proprio comun denominatore in creazioni laminate, glitterate, specchiate. Un patchwork cromatico distingue invece gli outfit composti da tonalità diverse accostate a contrasto; schegge impazzite che trovano dimora su mise vibranti di forme e colori.Linee rette e campiture geometriche sulla passerella di Laura Biagiotti che sembra quasi ispirarsi alle tele suprematiste di Piet Mondrian o alla serie ‘Omaggio al quadrato’ di Josef Albers. Più disordinate le tessere di Christopher Kane, giochi di trasparenze per Cédric Charlier, sapienti elementi stonati da Giorgio Armani. Fausto Puglisi affina il suo color blocking con maxi-cuciture décor capaci di legare colori e linee audaci. Impalpabili, leggere, trasparenti. Probabilmente alcune delle creazioni più “nude” viste in passerella saranno parzialmente foderate prima di approdare nei negozi ma la sensualità emanata è senza dubbio tangibile. Abiti quasi evanescenti capaci di rendere lieve persino il nero. Décolleté scoperti con raffinatezza, dalle rouches di Francesco Scognamiglio all’effetto tattoo di Alexander McQueen.Alessandro Dell’Acqua, direttore creativo di N°21, rende omaggio ad Anna Magnani, diva assoluta del cinema italiano, ricamando fiori luminosi ispirati al film ‘La rosa tatuata’. Infine due evergreen: uno legato a doppio filo al guardaroba femminile, l’altro rubato a quello maschile. La stampa animalier è ormai un leitmotiv delle collezioni per le stagioni più fredde. Leopardo, giaguaro, tigre. Le macchie feline abbondano, che si tratti di pellicce vere (Simonetta Ravizza) o fake (Au Jour Le Jour). Philosophy di Alessandro Serafini se ne appropria per i trench-coat dal sapore retrò, Salvatore Ferragamo mixa pattern diversi creando un inedita sovrapposizione visiva da indossare con accessori a contrasto, Etro fonde i segni animali con il tradizionale motivo paisley.Marco De Vincenzo, esponente di spicco della new wave made in Italy, propone un animalier unico: ogni singola macchia viene cucita al capo creando un effetto 3D speciale, e prezioso. Il fashion show di Massimo Giorgetti, fondatore e direttore creativo di Msgm, è ispirato a ‘Twin Peaks’, telefilm cult degli anni 90 che tra pochi mesi tornerà in palinsesto dopo sedici anni. Il cappotto rigato dal taglio maschile è proprio di quel periodo così come le giacche doppiopetto di Aquilano.Rimondi e i pantaloni a vita alta di Trussardi, tutti caratterizzati dalle sottili linee bianche su tessuto scuro. Motivo formale un po’ gangster, un po’ garçonne, molto sensuale se destrutturato e utilizzato per una gonna con spacco come sulla passerella di Daks. Nineties are back.
GB